ASU Umbria: Ripartire dal lavoro per rilanciare professione e diritti: Il congresso di febbraio è un’occasione straordinaria
Ripartiamo dal lavoro perché il giornalismo sta subendo, ormai da tempo, forti e preoccupanti colpi a causa di un’editoria che pensa solo a massimizzare i profitti e a ridurre i costi tagliando il personale e di una politica che a parole difende giornalisti e libertà di stampa ma nei fatti non produce nulla di concreto. Lo diciamo da anni ormai. La nostra professione sta rischiando di sparire e con essa il diritto ad essere informati e il dovere di informare. Lo diciamo da anni: a furia di lasciar stare rischiamo di diventare una delle cause dello scadimento generale, una delle concause dell’arretramento della nostra democrazia.
Un arretramento che procede nonostante tutto e che ogni anno sale di un gradino nella scala delle preoccupazioni e della negazione dei diritti, oltre che degli ostacoli alla professione. I segnali sono tanti. La legge sulla presunzione di innocenza, le querele bavaglio, la mancanza di un equo compenso, il precariato, gli stati di crisi delle aziende, in alcuni casi anche in presenza di bilanci in positivo, le redazioni ridotte all’osso, l’avanzata spregiudicata dei social media e delle fake news che con essi trovano terreno fertile e minano il giornalismo di qualità, lo smart working usato come clava per ridurre costi e professionalità piuttosto che come moderno strumento di lavoro e welfare.
Ripartiamo dal lavoro, come detta la nostra Costituzione, che sul lavoro fonda il nostro Paese e le sue istituzioni democratiche. Dal congresso di Riccione che si svolgerà dal 14 al 16 febbraio dovrà uscire un sindacato più forte ancora, più moderno, più vicino ai vecchi e ai nuovi giornalismi. Un sindacato dialogante ma pronto ad affermare i principi fondanti della professione, fermo sui concetti di cultura del lavoro, cultura democratica, libertà di stampa, passione e dedizione per questo lavoro. Pronto a sostenere tutti i colleghi, giovani e meno giovani, che devono tornare a provare il gusto di stare insieme per un obiettivo comune, di ritrovare la bella sensazione di far parte di qualcosa e di impegnarsi per portare ciascuno un mattoncino su cui edificare un nuovo edificio. A livello nazionale e a livello locale.
La nostra Umbria è stata, ed è ancora per molti aspetti, un esempio di giornalismo e di professionalità. Ha prodotto negli anni realtà e professionisti di alto livello, è stata laboratorio e incubatrice, è stata ed è tuttora la terra nella quale si intrecciano, esempio forse unico, le religioni di tutto il mondo, alcune esperienze politiche e sociali che hanno fatto storia in Italia, le culture di tante parti del mondo, una cornucopia di esperienze tutte concentrate in una terra piccola e laboriosa. L’Umbria è un affascinante ponte fra le culture e un patrimonio straordinario da proteggere e curare come uno scrigno prezioso.
Noi giornalisti che raccontiamo l’attualità, siamo come dei custodi di questa bellezza, di tutta questa storia, di tutta questa cultura e vogliano continuare a difenderla e a raccontarla agli altri nel bene e nel male. Per farlo però oggi dobbiamo lottare contro tante insidie e contro numerosi pericoli che mettono in forse la possibilità di svolgere a pieno il nostro mestiere. Al congresso di Riccione porteremo il nostro contributo con i sette delegati che usciranno dalle elezioni che faremo fra poche settimane. Vorrei che potessimo portare un appello condiviso, costruito sul contributo di tutti coloro che vorranno darlo, in forma orale o scritta, in modo che anche dalla piccola Umbria arrivi come spesso è stato un segnale di sostegno alla nostra professione.
Stiamo vivendo una fase molto delicata per la nostra categoria che, come se non bastasse, deve confrontarsi anche con le spinte divisorie che arrivano da chi ha scelto l’avventura di fare un nuovo soggetto di rappresentanza. Un soggetto che mette in forse la coesione della categoria e l’esistenza stessa delle associazioni sindacali regionali che invece per la Federazione sono elementi fondanti e questo concetto verrà ribadito anche al congresso.
In questo contesto, il passaggio da Inpgi a Inps non è stato un semplice atto burocratico, è stato un cambiamento epocale. Abbiamo mantenuto le nostre pensioni ma abbiamo perso la nostra autonomia e lo sappiamo tutti quanto sia importante per un giornalista essere libero e autonomo il più possibile. Sono i valori su cui si fonda la nostra professione e sono quelli che vuole difendere la Fnsi. Ripartiamo quindi dal lavoro. Riaffermiamo il nostro spirito di appartenenza, i nostri valori di solidarietà, la cultura e i saperi di un mestiere che è l’anima e la base della democrazia. Lo possiamo fare e lo dobbiamo fare senza guardare al passato con rimpianti e nostalgia, ma traendo da esso la forza per affrontare le sfide della modernità. La tecnologia, i social, internet e le forme emergenti di giornalismo non devono spaventare nessuno. Concorrono tutte a dare sostanza al nostro lavoro e senso a ciò che facciamo. Non c’è altra strada che ripartire da qui, da dove abbiamo iniziato. Ripartire dal lavoro.
Massimiliano Cinque, presidente Associazione Stampa Umbr